Da pesce comune, di scarsissimo interesse naturalistico, a indiscusso protagonista di un progetto di reintroduzione. Un esempio di come la biodiversità possa subire un declino tanto rapido da diventare quasi definitivo. È la storia del carassio, pesce d’acqua dolce onnipresente in laghetti e stagni della Repubblica Ceca fino alla fine degli anni ’90. Uno di quelli che non ha alcun super potere. Nessun incredibile adattamento evolutivo, una comunissima morfologia da pesce d’acqua dolce, colori nella norma. Eppure, da specie “scontata” a grande assente della fauna autoctona locale. Sia a causa della conversione agricola dell’habitat che della proliferazione dell’aliena carpa argentata asiatica. Arriva in soccorso lo Zoo di Praga, che in questi giorni ha reintrodotto circa 250 avannotti di Carassius carassius ai margini della Foresta di Kunratický, appena fuori Praga.







“In totale – spiega il Direttore dello Zoo di Praga Miroslav Bobek – abbiamo rilasciato questa specie in 26 località della Repubblica Ceca sin dal 2022, che ora sono già abitate da decine di migliaia di esemplari. Un’azione chiave per la tutela della biodiversità locale, perché la sua presenza completa anche ecosistemi sani che mantengono in vita i bacini d’acqua fondamentali ad offrire rifugio agli anfibi in via di estinzione. Il primo fattore alla base del rapido declino del carassio è la perdita dell’habitat naturale. Qualche decennio fa lo avremmo trovato nel corso inferiore dei fiumi, nei loro affluenti o in stagni ricoperti di vegetazione. Tuttavia, i bacini d’acqua sono gradualmente scomparsi dal paesaggio, insieme alla sua trasformazione agricola. L’unica speranza di trovare esemplari sopravvissuti di questa specie rimaneva nelle cave allagate, nelle cisterne antincendio o in altre trascurate. Il colpo di grazia poi è arrivato dalla sua parente asiatica, che è stata un concorrente agguerrito per spazi e cibo, con una strategia di successo che ha spinto alla scomparsa la nostra specie autoctona. Con una grande adattabilità, si riproduce rapidamente per ginogenesi e sottrae spazi agli autoctoni, potendo anche ibridarsi con il carassio.” Ancora una volta, rimediano i parchi zoologici.