Una giungla di piccoli giganti: al MUSE arriva la vita nascosta degli invertebrati

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Per la prima volta, gli invertebrati africani diventano protagonisti assoluti nella serra tropicale del MUSE – Museo delle Scienze di Trento. Dopo tre edizioni dedicate alle farfalle tropicali, il percorso espositivo si arricchisce di nuovi ospiti: coleotteri profumati, millepiedi giganti, mantidi mimetiche, blatte da record e chiocciole terrestri tra le più grandi al mondo. Un cambiamento non solo di forma, ma di prospettiva: “Bugs’ Life” vuole accendere l’attenzione su un gruppo animale spesso trascurato, ma cruciale per la salute degli ecosistemi.

Dal 14 giugno al 3 agosto 2025, dieci terrari e quattro teche entomologiche consentono di osservare da vicino e in sicurezza alcune delle specie più sorprendenti delle foreste pluviali africane, ambientate nel microclima della serra tropicale montana. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra tre realtà specializzate nella divulgazione naturalistica: il MUSE, il MUFFFA – Museo delle Farfalle e delle Foreste di Bordano, e la Casa delle Farfalle di Montegrotto Terme, unendo competenze scientifiche e didattiche per offrire al pubblico un’esperienza coinvolgente e consapevole.

Una biodiversità nascosta ma essenziale

Nel sottobosco delle foreste africane, immersi tra umidità e ombre fitte, si muovono innumerevoli organismi che intrecciano relazioni complesse: predatori e prede, camuffamenti e inganni, segnali visivi e difese chimiche. Lontani dalla visibilità delle chiome arboree o dei grandi vertebrati, gli invertebrati svolgono ruoli fondamentali nella regolazione degli ecosistemi tropicali.

“Dopo le farfalle – racconta Chiara Steffanini, mediatrice scientifica del MUSE – abbiamo scelto di portare l’attenzione su un altro grande gruppo animale, per rappresentare in modo più completo la biodiversità delle foreste. Vogliamo mostrare al pubblico quanto questi piccoli animali siano essenziali per l’equilibrio ecologico e quanto sia importante proteggerli insieme al loro habitat”.

Colori, odori e strategie di sopravvivenza

Le specie selezionate sono allevate in cattività, nel pieno rispetto delle normative internazionali e del benessere animale. Ognuna racconta una storia evolutiva diversa, fatta di strategie di sopravvivenza affinate nel tempo, adattamenti ecologici e spesso sorprendenti peculiarità.

Tra gli esempi più curiosi c’è il coleottero Dicronorrhina derbyana, il cui maschio emette un profumo simile all’albicocca per attrarre la femmina, un comportamento atipico nel mondo degli insetti, dove sono di solito le femmine a produrre feromoni. Oltre all’odore, questo coleottero si distingue per i suoi colori metallici vistosi, che potrebbero funzionare come segnali di avvertimento per i predatori, nonostante non sia velenoso: un possibile caso di mimetismo aposematico.

Altri esempi notevoli sono lo scarabeo polifemo, i cui maschi sviluppano corna per competere tra loro, e l’insetto stecco Acreoptera manga, in cui i maschi presentano livree blu e rosse brillanti, mentre le femmine restano mimetiche. Questo marcato dimorfismo sessuale riflette differenti strategie: la femmina si difende restando invisibile, il maschio punta tutto sulla visibilità.

Giganti e fantasmi del sottobosco

Alcune specie esposte detengono veri e propri primati: la chiocciola gigante africana e il millepiedi africano gigantesono tra gli invertebrati terrestri più grandi del pianeta. Esemplari simili raccontano perché, in certe condizioni ambientali, il gigantismo può rappresentare un vantaggio adattativo, ad esempio per trattenere umidità o difendersi dai predatori.

Accanto ai giganti, trovano spazio anche strategie più elusive: la mantide fantasma, ad esempio, è capace di fingersi morta in presenza di minacce. Alcuni scarabei e blatte, invece, producono suoni per spaventare gli aggressori. E poi ci sono le cimici assassine, che spruzzano veleno per difendersi, o gli scarabei profumati che comunicano attraverso messaggi chimici.

Gli insetti come ambasciatori della foresta

“Ogni specie presente in mostra è stata scelta non solo per il suo interesse biologico – spiega l’entomologo Francesco Barbieri, curatore tecnico dell’esposizione – ma anche per il valore educativo. Gli animali selezionati rappresentano diverse strategie ecologiche, dalla predazione al camuffamento, e mostrano quanto la natura africana sia complessa e competitiva”.

Allevati da anni in ambienti controllati, questi invertebrati sono ambasciatori silenziosi delle foreste tropicali, capaci di raccontare, con le loro forme e comportamenti, la delicatezza degli equilibri ecologici da cui dipendono non solo loro, ma anche molte altre specie, compresa la nostra.

Conoscere per proteggere

La mostra “Bugs’ Life” si inserisce in una più ampia missione educativa che accomuna il MUSE, il MUFFFA e la Casa delle Farfalle: rendere visibile ciò che spesso resta invisibile, far scoprire la bellezza e la complessità della vita “minore” e favorire una nuova consapevolezza ambientale.

“In un mondo che rischia di perdere biodiversità a un ritmo senza precedenti – conclude Steffanini – anche gli insetti devono essere raccontati, rispettati e difesi. Perché conoscere è il primo passo per proteggere”.

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