Un test del DNA dalla cacca degli scimpanzé: ecco come la scienza può fermare il traffico illegale

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L’innovazione genetica del biologo Tomàs Marquès potrebbe rivoluzionare la lotta al commercio illegale di scimpanzé. Cinquanta esperti da 12 Paesi riuniti a Valencia per salvare la sottospecie occidentale, sull’orlo dell’estinzione. E c’è anche un po’ d’Italia nella più grande popolazione europea di scimpanzé occidentali, grazie a Moreno, il maschio arrivato nel 2015 dal Parco Natura Viva.

Un semplice campione di feci potrebbe diventare l’arma più efficace contro il traffico illegale di scimpanzé. È quanto emerge dal primo workshop europeo dedicato allo scimpanzé occidentale (Pan troglodytes verus), organizzato a Valencia dall’Associazione Europea di Zoo e Acquari (EAZA).

Il genetista Tomàs Marquès, dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona, ha presentato un innovativo sistema di analisi del DNA fecale in grado di determinare con precisione l’origine geografica degli animali catturati o sequestrati. La tecnologia, già testata con successo, permetterà di tracciare le rotte del traffico illegale e fornire dati cruciali alle Nazioni Unite (UN-GRASP) per pianificare campagne di prevenzione e intervento nei cosiddetti hot spot africani. Un passo concreto nella battaglia per salvare una delle sottospecie più minacciate del pianeta: secondo la IUCN Red List, lo scimpanzé (Pan troglodytes) è classificato come Endangered (in pericolo), mentre la sottospecie occidentale Pan troglodytes verus è considerata Critically Endangered (in pericolo critico di estinzione), con poche migliaia di individui rimasti in natura.

Il workshop ha riunito cinquanta esperti da dodici Paesi con un obiettivo comune: coordinare la ricerca e la gestione degli animali in ambiente controllato per garantire la sopravvivenza della specie. È qui che è rappresentato anche un pezzetto d’Italia, grazie alla presenza di Moreno, maschio adulto arrivato nel 2015 dal Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona), oggi padre di cinque piccoli e simbolo della collaborazione internazionale per la tutela della sottospecie. Un incontro che assume un valore ancora più simbolico perché arriva a poche settimane dalla scomparsa di Jane Goodall, la scienziata che per prima ha aperto la strada alla conoscenza profonda dei primati. La sua figura è stata ricordata anche da un murales gigante, che ha fatto da sfondo ai partecipanti durante il workshop, trasformando il luogo dell’incontro in un tributo visivo al suo impegno per la conservazione e il rispetto degli animali.

I temi al centro del confronto sono stati la lotta al traffico illegale, la genetica e la tracciabilità, la nutrizione e la salute fisica, il benessere emotivo e sociale, i nuovi protocolli di cura individuale e il ruolo dei parchi zoologici nel sostenere i progetti di conservazione in situ. Secondo la coordinatrice dell’EEP, Jana Pluháčková, solo un’azione globale e multidisciplinare potrà garantire un futuro agli scimpanzé, oggi minacciati non solo dal bracconaggio, ma anche dalla frammentazione degli habitat e dalle malattie.

Il BIOPARC di Valencia è oggi un punto di riferimento europeo per la riproduzione controllata e la ricerca scientifica sugli scimpanzé occidentali. In un momento storico in cui la biodiversità mondiale si sta erodendo a ritmi senza precedenti, la scoperta presentata a Valencia mostra che la scienza può ancora fare la differenza. E ricorda, come insegnava Jane Goodall, che «ogni individuo conta, ogni azione conta, ogni giorno conta».

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