Il mondo dei parchi zoologici è in piena rivoluzione. E il cambiamento è tale per cui bisognerà passare attraverso azioni che la nostra cultura mediterranea non è ancora in grado di metabolizzare. Accade dunque che nel 2031, il nuovo habitat dei gorilla di pianura occidentale allo Zoo di Zurigo sarà vasto quasi tre ettari. Ospiterà un centinaio di alberi alti fino a 25 metri, esemplari di okapi, ippopotami pigmei e altri animali inseriti nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Questo rivedrà in maniera sostanziale non solo la vita quotidiana degli esemplari ospitati, ma rovescerà anche il paradigma di visita al quale il pubblico è abituato. Nessuna garanzia di ammirare gli animali da quei punti di vista privilegiati che sono gli osservatori per i visitatori, ma lunghe camminate per cercarli, avvistarli e osservarli da lontano, come accadrebbe in natura. Affinchè questo salto epocale avvenga però, qualcuno dovrà essere sacrificato.







N’Gola è l’attuale maschio dominante di un gruppo di gorilla di pianura occidentale, costituito da altre tre femmine. A 47 anni, è uno degli esemplari più anziani d’Europa. La sua linea genetica è rappresentata da ben 34 figli ma da qualche anno, soffre di alcuni problemi di salute che hanno dato crisi importanti. “Questo mina l’esercizio della sua dominanza al vertice del gruppo – spiega il direttore dello Zoo di Zurigo Severin Dressen – con un impatto negativo sempre più significativo sul suo benessere. La sua indecisione nella gestione del gruppo aumenta i conflitti tra le femmine, con il rischio che possano verificarsi anche episodi spiacevoli. Per queste ragioni, lo zoo di Zurigo – in consultazione con l’EEP (il programma europeo per le specie minacciate dell’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari) – ha deciso di sopprimere N’Gola nel prossimo futuro. E, al suo posto, di accogliere Bwana, 17 anni, dallo zoo di Varsavia”.
Gioco, partita, incontro. La foresta di Ndoki (il nuovo estesissimo habitat prende il nome da un parco nazionale congolese) è già concretamente avviata ed inizierà a ergersi nel 2028. L’obiettivo prioritario di questo progetto attualmente unico in Europa, rimane quello di costituire un gruppo riproduttivo di gorilla e invertire la tendenza di una specie criticamente minacciata di estinzione, destinata a perdere in natura l’80% dei propri esemplari nelle prossime tre generazioni. In sostanza, è su questo altare che verrà sacrificata la vita di N’Gola. Anche sapendo che in natura, un silverback giunto a fine vita sarebbe andato incontro a una morte probabilmente più cruenta di un’eutanasia. “L’eutanasia – conclude Dressen – è sempre una decisione difficile. Non è facile per noi, anche se sappiamo di dare un contributo importante al mantenimento di una popolazione geneticamente preziosa”. Il nuovo gruppo di gorilla è già in formazione e N’Gola ci lascerà nei prossimi giorni. Ad ognuno la sensibilità individuale per leggere questa vicenda, che certamente costituisce uno snodo epocale per la conservazione della biodiversità.